Tito Arecchi, coerenza e complessità per esaltare la creatività della scienza

Tito Arecchi

Ci ha lasciato ieri Tito Arecchi, grande scienziato italiano, esperto della fisica dei laser e di ottica quantistica, che abbiamo avuto il piacere di incontrare e di “ospitare” nella nostra collana I DIALOGHI.

Originario di Reggio Calabria, Arecchi aveva studiato e lavorato in prestigiose università italiane – a Milano, Pavia, Firenze – ma anche al MIT e nei laboratori IBM di Zurigo e San José.

Grande sostenitore della centralità della ricerca scientifica, ha contribuito ai progressi della sua disciplina con importanti scoperte che gli hanno valso il premio Max Born dell’Optical Society of America e il premio Enrico Fermi della Società Italiana di Fisica.

Per noi, aveva accettato di raccontare la sua avventura professionale, nonostante le iniziali perplessità. “…mi ricordo sempre di quello che Lev Landau aveva detto…: «La Sua biografia interesserà al massimo Sua moglie»”.

Abituato a scrivere solo sullo stato dei suoi studi, alla fine accettò volentieri, sperando di poter essere “di qualche utilità al lettore che si senta attratto dall’avventura della scienza”. E aveva centrato in pieno l’obiettivo.

Nel suo Coerenza Complessità Creatività, ha voluto mostrare “come dalla fisica della coerenza e complessità si finisca con il formulare una fisica della cognizione, con un recupero dei significati globali al di là dei dettagli misurati dagli strumenti”.

La coerenza, sosteneva, è un “arricchimento graduale che ci permette di restare noi stessi, pur crescendo.” La creatività è invece “la capacità di tornare a una situazione già sperimentata […] ma cogliendovi qualcosa di nuovo che fino ad allora ci era sfuggito”. E per Arecchi non c’è differenza “fra creatività scientifica e creatività artistica o nelle decisioni etiche”.

La scienza moderna ha certamente creato una frattura, con i suoi dettagli misurabili e le sue misurazioni ripetibili, senza che esse diano una costruzione logica del mondo.

Ma l’uomo, in quanto essere “semiotico”, cerca nell’esperienza significati globali che dipendono dal contesto, e che non sempre sono ripetibili, aggiungendo ai dettagli e alle misure variabili ulteriori che ampliano il sistema, come in “un dialogo fra due attori in cui anche il secondo mette qualcosa di suo”.